La Storia delle Cave
Le notizie relative alle prime estrazioni di marmo nella zona di Carrara risalgono al I sec. a.C. durante la dominazione romana, che sfruttarono come punto primario di estrazione la città di Luni, che diede alla pietra il nome di marmor Lunense.
Vari studi hanno rivelato che in diverse località sono presenti tagliate marmifere risalenti all’età romana, fatti attribuiti anche al ritrovamento di antichi utensili utilizzati nell’estrazione del marmo: anticamente veniva inserito un cuneo di legno di fico nelle spaccature naturali della roccia, queste venivano riempite d’acqua fino a far ingrossare il legno e spaccare la pietra.
Per molti secoli dopo il periodo romano non si hanno più notizie riguardanti l’estrazione del marmo fino alla fine del Duecento, quando si ha una notevole rinascita delle attività estrattive del marmo nella zona di Carrara con l’utilizzo della medesima tecnica romana, rimasta in voga fino al ‘700, quando si iniziò a utilizzare la tecnica della varata caratterizzata dall’utilizzo di esplosivo: venivano praticati dei lunghi fori a mano, poi con l’utilizzo dell’acido cloridrico si andava a creare una camera sufficiente a contenere la quantità di esplosivo necessaria. Questa tecnica però andava a distruggere una buona quantità di marmo utile e creava una notevole quantità di materiale di scarto.
Nel 1889 venne presentata all’Esposizione Internazionale di Parigi una nuova tecnica estrattiva: un impianto dotato di filo elicoidale che permetteva di effettuare i tagli di blocchi direttamente sulla montagna. Per facilitarne il trasporto venne costruita una ferrovia che collegava i principali centri di stoccaggio della zona di Carrara: Torano, Miseglia e Colonnata. Il trasporto su rotaia cessò definitivamente nel 1964, con l’avvento dei nuovi e più tecnologici sistemi di trasporto.